Passione in Viola

Wagasa, e altri ombrelli

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Hamm
view post Posted on 25/11/2010, 16:04 by: Hamm
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Wagasa_titolo



E' il tradizionale ombrello giapponese di carta washi, spesso dipinta con decori floreali oppure molto semplici come una spirale, e bambù ed è essenzialmente utilizzato come parasole. Fa la sua comparsa nell'epoca Kamakura ( 1185–1333 ) ma ottiene maggior successo nel periodo Edo ( 1603–1868 ).
In un primo tempo questo ombrello sia per le decorazioni che per l’uso era considerato adatto ad un’utenza femminile e perciò veniva destinato solo alle donne. Successivamente, circa nel periodo Meiji (1868 - 1912), i motivi d'ornamento vengono variati e divengono anche mascolini, tanto che l'utilizzo è esteso agli uomini, ma viene accolto ancora con una certa riserva; sarà nel periodo Taisho (1912 - 1926) che questo oggetto diviene comune ad entrambi i sessi con maggiore disinvoltura.
Il wagasa è attualmente ancora in produzione ed è un prodotto artigianale realizzato interamente a mano e ci vogliono alcune settimane di lavorazione per realizzarne uno. Viene ancora oggi utilizzato come parasole, spesso abbinato allo yukata, il kimono leggero. Il wagasa è solitamente usato da geishe e maiko come complemento del proprio abbigliamento e spesso i decori dell'ombrello sono abbinati a quelli dell'abito. L'occasione di questo utilizzo è nelle stagioni buone e nelle occasioni ad esse legate, come l'Hanami, periodo in cui ciliegi sono fioriti e vengono ammirati in lunghe passeggiate.
In Occidente viene usato come parasole e come decoro d'arredo negli interni.
Sono particolarmente rinomati gli ombrelli costruiti nella Prefettura Gifu, luogo in cui quest’arte ha raggiunto i massimi livelli, tanto che spesso vengono chiamati Gifu Wagasa.

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BAN GASA

E' sempre un ombrello fatto con una struttura in bambù e con la speciale carta washi impermeabilizzata, realizzato interamente a mano ed è utilizzato quando piove o nevica. Nasce nel periodo Heian (794 - 1185) e in origine era un semplice copricapo, fatto con bambù intrecciato e portato sul capo tramite uno speciale supporto ed era il tipico cappello da viaggio dei samurai. Subisce la trasformazione in ombrello nelle epoche successive e solo nel periodo Edo (1603 - 1868) viene riconosciuto come oggetto d'uso comune.
La sua realizzazione prevede sempre una struttura in bambù su cui poggia la carta washi pieghettata e fatta utilizzando fibre vegetali che la rendono traslucida e, con l'aggiunta di una speciale miscela di olii vegetali, anche impermeabile. La resistenza della carta washi trattata la rende adatta all'uso, in quanto antirottura, ma anche al decoro.
Anche questo ombrello è abbinato al kimono e ancora una volta utilizzato da geishe e maiko come riparo dalle intemperie perché nelle stagioni fredde l'abito indossato è formato da vari strati sovrapposti e l'umido potrebbe penetrare nei tessuti rendendoli pesanti e disagevoli.
Nella parola bangasa il termine ban significa numero e deriva dal fatto che questi ombrelli in versione economica venivano spesso numerati dai negozi per l'affitto al solo scopo di identificarli.

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JANOME GASA

E' sempre un tipo di ombrello ma il suo nome deriva dal termine janome, cioé occhio di serpente oppure occhio di toro. Il janome è un simbolo circolare, che vediamo anche riprodotto in alcuni stemmi giapponesi. Un tempo chiamato tsurumaki, per la sua somiglianza con un attrezzo con cui i guerrieri giapponesi avvolgevano le corde dei propri archi quando non erano in uso; infatti riproduce la forma di un rocchetto visto dall'alto. Un tempo, nell'epoca Genroku (1688-1703) all'incirca, i colori usati per questo tipo di ombrello erano il nero, il marrone e l'indaco segnati da una larga fascia circolare di colore bianco, solo più tardi vennero adottati anche il rosso e l'arancione. Il jenome gasa era in origine un ombrello usato raramente dai samurai, mentre era preferito da monaci e medici. Nella regione di Osaka, in epoca storica, veniva adottato dalle donne nella cui famiglia c'era un samurai ma non era portato a mano dalle stesse piuttosto era retto da una cameriera ed infatti era munito di un bastone molto più lungo e la sua apertura era molto più ampia. Nel periodo Edo il manico si accorcia ed è la signora stessa che porta il suo ombrello, che comunque viene sempre affibiato, in caso di inutilizzo, alla cameriera di accompagnamento.

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MAIGASA

Questo tipo di ombrello, chiamato anche buyogasa, è sempre un parasole e viene usato per tradizionali danze giapponesi. La sua particolarità sta nella leggerezza del suo peso, questo allo scopo di non intralciare i movimenti durante l’esibizione. E’ assolutamente inadatto alla pioggia.

NODATEGASA

E’ la versione del wagasa più grande di apertura e con un bastone più lungo, che può essere fissato a terra con apposito supporto e quindi utilizzato per le cerimonie del tè all'aperto oppure portato nelle processioni che spesso si svolgono in speciali festività giapponesi.

CARATTERISTICHE COMUNI DEGLI OMBRELLI GIAPPONESI

Come è già stato esposto più volte, gli ombrelli giapponesi tradizionali hanno un telai fatti di bambù; le stecche sono fatte con una singola canna che viene spezzata longitudinalmente in pezzi di egual misura. Quando le stecche vengono attaccate alla copertura sono montate in modo che, quando si chiude l’ombrello, viene ricostituita la forma originaria della canna da cui provengono. La composizione è così delicata che se c’è anche un piccolissimo danno al bambù o un errore di riordino alle stecche l’ombrello non si apre. La composizione che si viene a formare con il montaggio delle stecche è da sola un motivo di decoro dell’ombrello.
Quando l’ombrello è chiuso il bambù con cui è fatto risulta molto più resistente e duro di quanto si possa pensare ma questo è dovuto al fatto che l’ombrello assume una forma pressoché cilindrica. Una volta aperto, invece, viene presente la sua fragilità perché le stecche sono connesse con sottili strisce di carta washi incollate alla struttura e quindi bisogna fare attenzione nella manipolazione. Una attenta cura dell’ombrello può farlo durare anche 20 anni .
In origine l’ombrello in Giappone veniva chiamato kinugasa perché la sua provenienza era la Cina e non era certo di forma simile a quello odierno, ma era piuttosto paragonabile ad una calotta che non poteva venire né aperta né chiusa come gli attuali ombrelli. Questi pseudo ombrelli erano comunque riservati solo a persone d’alto rango e ne costituivano una sorta di segno distintivo; sarà la necessità a farne la sua evoluzione e diffusione tra la gente.

Testo elaborato da Hamm, vietato copiare
Mi scuso per gli eventuali errori ed imprecisioni, legate alla difficoltà di trovare fonti adeguate in italiano.

Okuni2
©Koei

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Edited by Hamm - 30/6/2020, 11:51
 
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