Passione in Viola

Periodi dell’anno che subisco

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 21/11/2012, 12:10
Avatar


Group:
Hamm
Posts:
16,620
Location:
Da casa mia

Status:


Periodi dell’anno che subisco


C’è una ciclicità di eventi collettivi alla quale io ho dato il nome di “periodi dell’anno che subisco” e a cui non so porre rimedio per l’inevitabilità della sua ripetizione e al fatto cui non ci si possa sottrarre . Questa inevitabile ciclicità a cui tutti noi siamo sottoposti è costituita da il “periodo estivo” e il “periodo natalizio”, che in un anno si avvicendano tra periodi intermedi ,in cui la vita delle persone scorre più o meno normalmente perché sostenuta dalla routine.

Il periodo estivo

Finché ero una bambina il “periodo estivo” ricorrente era costituito dall’immancabile vacanza in campagna dai nonni paterni. Sempre la stessa cosa per anni, certo, a cui partecipavo come ci partecipa un qualunque bambino, cioè vivendo passivamente il momento, senza chiedersi perché si svolgesse in quel modo e godendo solo del bel tempo e dei giochi all’aria aperta. Quando sono diventata adolescente la cosa, invece, si è trasformata più in attesa della pausa scolastica e della vacanza al mare per una settimana, che dell’immancabile vacanza in campagna dai nonni paterni e forse quello è stato il miglior “periodo estivo” che abbia mai vissuto. Da adulta e sposata le cose sono cambiate. La nascita dei figli è stata determinante: il bilancio famigliare portò all’abolizione delle vacanze estive in luoghi come il mare o la montagna, perché troppo costosi per un’intera famiglia di quattro persone. Cosicché, il”periodo estivo” si trasformò nel “ periodo dei centri estivi per i ragazzi” oppure nel “periodo di intrattenimento estivo casalingo”, fatto di giochi e videogiochi, gestito dalla mamma, cioè me. Da allora, il famoso“periodo estivo” si trasformò da vacanza in un periodo di lavoro e responsabilità, anche perché la frequenza ai centri estivi da parte dei ragazzi comportava le stesse condizioni della frequenza scolastica, come l’accompagnamento e il rientro ad orari prestabiliti. Praticamente le cose si sono mantenute più o meno simili fino ad oggi, anche se l’età dei figli, ormai maggiorenni, non richiede più intrattenimento e assistenza, eccetto per uno ma quello è un altro discorso. Il costo insostenibile di una vacanza al mare o in montagna resta e si rimane tutti a casa o si va ancora in campagna. Ma la il nocciolo della questione, cioè il fastidio del periodo, non è sicuramente legato al fatto di restarsene a casa o di andare in campagna, che è anche gradevole e divertente direi, piuttosto, sono altri fattori che generano disagio. Metterei al primo posto nella lista dell’insopportabilità il caldo eccessivo dovuto alle variazioni climatiche , perché negli anni è diventato per me insoffribile a causa della mia malattia; al secondo posto metterei la pausa scolastica ma in senso inverso, che comporta la presenza nei cortili di bambini, sempre più maleducati ed urlanti, scaricati senza controllo dai genitori, e che, per una persona come me tendenzialmente amante del silenzio, mette a dura prova la resistenza nervosa. Il terzo posto è tutto per i genitori dei precedenti bambini maleducati e urlanti che, essendo in ferie pure loro, invece di occuparsi dei propri bambini maleducati e urlanti, si producono in comportamenti altrettanto maleducati e urlanti, quali: tenere la tv ,lo stereo o l’autoradio della macchina a volume alto; fare chiassose riunioni con i propri simili muniti di altrettanta prole maleducata e urlante; prolungare dette riunioni indipendentemente dagli orari notturni e, infine, prodigarsi con l’immancabile e puzzolente barbecue, che ti obbliga a chiudere le finestre con tanto di afa. Ma perché questa chiassosa umanità non se ne va in vacanza per tutto il periodo estivo? Ne trarrebbero beneficio sia loro che me.
Direi, in conclusione,che l’antipatia per il “periodo estivo”, al di là del fatto che io possa apparire insofferente o meno al genere umano, sia giustificata più che altro dall’intolleranza alla maleducazione delle persone che, finché il tempo è sfavorevole, resta confinata tra le mura domestiche o in altri ambienti chiusi ma col bel tempo esce allo scoperto manifestandosi in tutti i suoi termini.

Il periodo natalizio

Proseguirei il discorso della ciclicità degli eventi collettivi aggiungendo il “periodo natalizio”, anche questo immancabile ed annuale. Da bambina, il “periodo natalizio” era vissuto con grande attesa perché iniziava dappertutto nell’ultima settimana di novembre o addirittura il primo dicembre e si concludeva con l’Epifania, ed era per me costituito da semplici circostanze: l’allestimento del presepio con la mia mamma , l’ attesa della sorpresa dei regali di Natale e poi dai pranzi di Natale e di Capodanno, con piatti speciali per l’occasione e spesso consumati con i nonni materni. Da adolescente, quel senso di aspettativa, di preparazione alle festività e dei regali rimase sempre inalterato, cui si aggiunse però l’attesa specifica del Capodanno, perché si trattava di andare ad una festa con altri coetanei a casa di qualche amica o amico, in assenza di genitori e affini. Solo da adulta le cose sono cambiate. Innanzitutto, l’attesa del “periodo natalizio” è svanita a causa del suo sproporzionato anticipo, tanto che già alla fine dell’estate si comincia a parlare di Natale e questa è diventata un’imposizione, perché la cosa viene fatta attraverso le promozioni commerciali, prepotentemente invadenti ,degli ipermercati e delle aziende, che ti sommergono le buche di cartaceo, di spot televisivi e persino di telefonate. Se non fosse per l’intrusione di Halloween, ricorrenza di cui non riesco proprio a capire la necessità ma che stempera con zucche e mostri quest’inizio inopportuno, l’ attesa della festa comincerebbe già dopo ferragosto che, in più, si è ormai trasformata in “periodo di ricerca dei regali”, lungo quanto l’attesa stessa. Questa ricerca imperativa, se si esclude quella per i famigliari stretti, è una necessità vincolata più da obblighi sociali che dal piacere di donare e questo già da solo costituisce il mio secondo fastidio. Tutti gli anni devo cercare regali per persone che non frequento, di cui non conosco i gusti o le esigenze, che sento telefonicamente solo nel “periodo natalizio” ma che per vincoli parentali o sociali devo necessariamente compensare e da cui ricevo regali fatti con le mie stesse modalità: una cosa assurda ma dalla quale non riesco a sottrarmi. Al fastidio di obbligatorietà delle convenzioni sociali si aggiungono il caos nella circolazione stradale e nei centri commerciali, l’aumento dei prezzi che ogni anno ti obbliga a scelte sempre più contenute e infine la conseguente selezione degli oggetti da regalare, che diventa sempre più complicata anche per esaurimento di idee; logicamente, questo insieme di cose contribuisce a rendere la ricerca irritante e se non è un vincolo ed un fastidio questo... I pranzi delle festività sono diventati per me, col passare del tempo, solo più delle maratone gastriche che delle piacevoli degustazioni di piatti speciali, ma a questo, fortunatamente, sono riuscita a porvi rimedio adducendo i miei problemi di salute e di età, così questa imposizione tradizionale almeno l’ho risolta. Anche il fascino dell’attesa dei regali il giorno di Natale è svanito, ma di questo non ho nessun rimpianto, perché il più delle volte sono io stessa che comunico ai famigliari quale regalo desidero ricevere, e questo mi dà la certezza di una gratifica sicura e facilita i miei famigliari assolvendoli da un’assillante ricerca. E gli addobbi? La magia degli allestimenti natalizi, fatta di simboli ed allegri decori? Anche questa nel tempo è scemata. Se prima gli addobbi e l’allestimento del presepio, cui si è aggiunto nel tempo l’albero, erano fatti solo in funzione dell’attesa della ricorrenza, adesso che questa è stata anticipata e inflazionata nel suo aspetto esteriore, a casa mia sono ridotti ai minimi termini, probabilmente per reazione a questo eccesso plateale di luci, finti pupazzi di neve e finti babbi natale che si vede dappertutto. Ma se la magia delle festività natalizie è stata inquinata dalla materialità commerciale e dall’eccessiva ostentazione, direi che il colpo di grazia lo dà anche qui il tempo. L’alto periodo invernale, costituito ormai da freddo polare e abbondanti nevicate, mi obbliga ad uscire di meno e a muovermi con cautela sulle strade sdrucciolevoli, perché io ho difficoltà a camminare e questo è ovviamente un altro fatto irrimediabile. In conclusione, anche questa volta il genere umano e la natura si danno braccetto e io subisco indefessamente.

La malattia

Alla mia malattia dedico uno spazio specifico, perché è un complemento alla ciclicità degli eventi annuali ma non dipende né dal genere umano né dal clima, e i cui periodi di manifestazione sono un recente acquisto nella mia vita, che ormai hanno raggiunto i nove anni di presenza, e mi accompagneranno per il resto dell’esistenza perché dalla mia malattia attualmente non si guarisce. Se i precedenti periodi dell’anno sussistono come ho spiegato prima, a ciascuno di essi si aggiunge anche la complicazione degli attacchi della malattia, la cui presenza si manifesta o in prossimità o durante i periodi stessi. Le insorgenze si sono probabilmente determinate in questi specifici periodi perché legate allo stress fisico e mentale che essi comportano ; non sarà un’opinione medica ma è l’esperienza personale che mi porta a notare il connubio non casuale tra malattia e “periodi dell’’anno che subisco” . Non mi dilungo sulle spiegazioni della malattia.

Conclusione

Mi chiedo come sia possibile che periodi dell’anno, che potrebbero essere considerati gradevoli e degni di aspettativa, si siano trasformati in momenti di stress e disagio; ma soprattutto mi chiedo come mai io ne sia diventata così allergica. Non riesco a comprendere come mai i lati peggiori di questi periodi sovrastino quelli migliori, come mai in me prevalga il pessimismo all’ottimismo, eppure tutti gli anni ritornano e tutti gli anni li vivo. Sono però sicura di una cosa: nel tempo troverò una soluzione per rendere anche questi periodi, se non ottimali, tollerabili e forse troverò anche il modo per ricrearne un’aspettativa che , anche se non sarà più fatta di magica attesa, sarà invece trasformata in preparazione ad una sfida.
 
Top
0 replies since 21/11/2012, 12:10   29 views
  Share